PERCHE' E COME PROGETTARE UNITÀ DI APPRENDIMENTO
E COMPITI DI REALTÀ


Presentazione dell'incontro del 6 dicembre 2012


Unità di apprendimento e compiti di realtà

Perché e come progettare unità di apprendimento e compiti di realtà per la formazione delle competenze (pdf 1,66 MB)
R.Rigo, 6 dicembre 2012


Lo scenario dell'innovazione

Il progetto di riforma dei curricoli scolastici ruota attorno al concetto di competenze e sostiene che, per garantire una formazione di qualità, “è necessario porre l’accento sulla capacità degli allievi di utilizzare ciò che apprendono in classe in compiti e situazioni complesse, a scuola e nella vita”.

Profilo in uscita

L’impegno della scuola nei confronti dell’allievo/utente si esprime con il disegno del profilo formativo in uscita. Esso indica gli esiti formativi, finali e cadenzati, che vengono assicurati a conclusione del corso di studi. Questi equivalgono ad obiettivi generali che devono essere perseguiti attraverso le scelte curricolari e metodologico didattiche, devono essere promossi e potenziati in termini di padronanze e competenze.

Le discipline concorreranno poi alla realizzazione del profilo attraverso le scelte culturali e valoriali delle conoscenze, nella progettazione e nella conduzione dei percorsi formativi che pongono gli allievi nella condizione di elaborare i saperi. Perciò esse devono essere sempre “rilette” in relazione ad un contesto culturale, storico, sociale, ed economico e ai suoi cambiamenti. Nel disegno della riforma della scuola assume una importanza rilevante la progettualità della scuola e degli insegnanti.

Il curricolo

È un progetto ponderato di attività tese al raggiungimento di traguardi formativi, vuol dire che viene data priorità al piano, costruito dal docente, ed orientato all’apprendimento, centrato cioè sull’allievo, sulla selezione, in termini di formatività, delle conoscenze e delle competenze, sulla modulazione degli apprendimenti grazie ad una appropriata metodologia di insegnamento (è un piano degli apprendimenti dell’allievo). Si rivaluta così da un lato il ruolo dell’insegnante e della sua competenza progettuale, e si riconosce dall’altro che il risultato del curricolo è dato dall’emergere di “profili formativi” diversi per ogni allievo, in rapporto al suo talento. La classe e l’azione formativa tra allievo ed insegnante, che in quella si svolge, rappresentano il cuore del curricolo. Esso quindi è insieme progetto, processo e prodotto.

L’ambiente di apprendimento. Assume grande importanza la predisposizione di un contesto/ambiente materiale, sociale, istituzionale che la favorisca, in esso le conoscenze sono operazionalizzate in attività, in compiti concreti, “autentici” (le comp. sono costruite, non trasmesse). Su conoscenze e azioni l’allievo è indotto a riflettere, ricostruendo il percorso compiuto, giustificando le scelte operate, generalizzando le regole, le procedure apprese, sviluppando un’adeguata capacità di auto-valutazione e di auto-regolazione del proprio apprendimento.

Ciò che fa la differenza non è soltanto essere capaci di riuscire in un’attività, ma comprendere come e perché si è riusciti; grazie a tale consapevolezza la persona competente è in grado di trasferire o trasportare la sua competenza in contesti diversi. Si riconoscere nella trasferibilità un’ulteriore caratteristica costitutiva del concetto di competenza ed una risorsa per la persona. Con l’espressione si intende l’applicazione di una competenza in contesti nuovi e diversi (Rey, 2003, Pellerey, 2006).

Le competenze mobilitano risorse diverse: cognitive, sociali, metacognitive, affettive, contestuali,… alcune sono rilevabili attraverso prove, altre sono solo osservabili in situazione, grazie ad indicatori definiti anticipatamente.

Ambienti di apprendimento

Modulazione degli apprendimenti

Le attività didattiche devono dare origine ad atteggiamenti sia speculativi che operativi, che abbiano la caratteristica anche dell’osservabilità.

L’attenzione deve essere rivolta anche a promuovere nell’allievo la consapevolezza dei processi attuati, la capacità di controllo e di valutazione del processo stesso, la condivisione. In sostanza la strutturazione dei compiti di apprendimento si intreccia con la cura dei contesti, delle situazioni, degli sfondi di lavoro, e con l’attenzione alla gestione del clima.

L’autenticità degli apprendimenti – ripetiamo - consiste inoltre nell’aprire la scuola e nel ricreare ciò che c’è nella realtà, nel fare scelte di senso domandandoci che cosa insegnare e per stabilire quali rapporti con la realtà, sia curricolare che esterna alla scuola.

Riscoprire il senso formativo delle discipline

L'analisi della struttura formativa della disciplina è uno “strumento per pensare la progettazione” Per l'insegnante è quasi un passaggio obbligato perché grazie ad essa posso cominciare ad identificare non solo le “cose” da insegnare, ma anche i metodi e i modi per impadronirsi della conoscenza. È un’operazione complessa, a livello adulto, di valutazione interna ed esterna della disciplina il cui scopo è di acquisire un numero consistente di informazioni sul piano concettuale, metodologico-didattico, psico-pedagogico; dovrebbe, per questo motivo, essere condotta, nella scuola, dai gruppi di insegnanti della stessa disciplina o di discipline affini.

L’analisi della struttura formativa muove dalla focalizzazione di un ambito della disciplina in cui si intende intervenire. Verte su differenti dimensioni che continuamente si richiamano, vediamole qui di seguito.

Analisi formativa

L’analisi storico-epistemologica

In questa dimensione si mettono in rilievo fatti, concetti, principi, teorie, procedure della disciplina-ricerca e come si sono caratterizzati nel suo sviluppo storico per risolvere problemi rilevanti e far crescere la conoscenza scientifica. Si individuano i metodi di ricerca che contraddistinguono la disciplina.

L’analisi critico-induttiva

Occorre anche confrontarsi con il valore e l’uso sociale, culturale che il contenuto della disciplina ha assunto, con il suo grado di comunicabilità e spendibilità. I saperi di una disciplina richiedono sempre una ricezione ed interpretazione da parte di ciascun individuo o gruppo sociale. Il principio non potrà che confermare ulteriormente la necessità di “situare” ogni concetto o regola disciplinare all'interno delle categorie umane fondamentali: la società, la cultura, la contingenza e necessità storica. Da questa lettura emerge la spendibilità sociale, culturale, storica dei concetti.

L’analisi psicologica

Fondamentale in ogni insegnamento è la previsione da parte del docente dell’impegno mentale richiesto all’allievo. Ora, ripensando alle modalità di ragionamento privilegiate dalla disciplina per affrontare i suoi specifici nodi, è possibile comprendere le abilità implicate e come si contestualizzano nel campo disciplinare; allo stesso modo diviene possibile prefigurare gli ostacoli che alcuni nuclei concettuali, particolarmente complessi, possono presentare (Bruner, 1967, 1999). Emergono anche gli atteggiamenti da educare nell’allievo (cioè quei modi di porsi scientifici che il contesto di studio richiede, e che devono essere oggetto di insegnamento/apprendimento così come le competenze)


ROBERTA RIGO


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