La presentazione di giovedì 13, viene ora accompagnata da alcune
note esplicative che riprendono anche le osservazioni emerse in
laboratorio.
Le slide 2-3 riassumono l’ipotesi di lavoro
dei laboratori.
L’obiettivo che ci prefiggiamo è progettare un’unità di apprendimento
utilizzando le tecnologie e operando nel campo della Cittadinanza.
A tal fine possiamo servirci del format di progettazione che funge da pista e che
useremo gradualmente, via via che procede il lavoro.
Altri strumenti utili per progettare sono le Indicazioni e il documento
relativo alle Competenze Europee.
Ecco, per punti, i passaggi del discorso.
A. Che cosa significa “educare alla cittadinanza”? (slide
4/6)
Se la cittadinanza sarà il nostro campo di lavoro, vediamone il
significato.
Riprendiamo quanto sottolineano le Indicazioni sul tema della
cittadinanza e suggeriamo di soffermaci su un motivo ricorrente
dall’infanzia a tutto il primo ciclo, che insiste sul senso degli
altri, sull’importanza di imparare a prendersi cura di sé e degli altri.
E, ancora, ci pare importante che “la via privilegiata” per educare
alla cittadinanza sia il recupero delle “tradizioni e delle memorie
nazionali”. Ma, attenzione, si tratta di recuperare il passato per
proiettarci nel futuro in termini progettuali, fattivi, propositivi.
B. Un compito di realtà (slide 7-8)
Vi
proponiamo un’area di lavoro che cerca di rispondere ai paradigmi di
cittadinanza rilevati (sé, gli altri, l’ambiente e le tradizioni, il
progetto); essa è molto ampia ed è da ridefinire e circoscrivere in
rapporto alle classi e/o ai propositi del gruppo di formazione.
Suggeriamo di pensare ad un campo di attività che coinvolge più
discipline e che responsabilizza gli allievi nella realizzazione di un
prodotto utile per altri; nel nostro caso per i loro coetanei
stranieri, e non solo della propria classe. Il prodotto avrà una
diffusione anche fuori della classe e/o della scuola.
Immaginiamo possa essere utile per sé e per gli altri indirizzare
l’attenzione su aspetti culturali, storici, linguistico/comunicativi,
tradizionali… della propria città, che possano essere di interesse di
un ragazzino arrivato da poco a Mestre, così che si senta meno estraneo
e disorientato nel luogo di inserimento.
Il prodotto potrebbe essere una guida, intesa in senso lato, mirata
anche ad un solo aspetto, ad un solo settore, compatibilmente con la
classe e il livello scolare degli autori/allievi.
Il prodotto potrebbe anche essere l’integrazione di più contributi
diversi, curati dalle classi coinvolte nel progetto, che hanno
l’occasione di accordarsi, confrontarsi, scambiarsi i materiali entro
il social network Il consiglio dei ragazzi. L’ambiente diventa un’area
di lavoro concreto, di produzione reale, di responsabilizzazione alla
cittadinanza.
C. Perché tali scelte?
Il compagno straniero
come DESTINATARIO fa sì che l’allievo possa rapportarsi con l’altro
che, in qualche modo, conosce, ma anche con altri sconosciuti che
avranno esigenze simili. Metaforicamente è un lente che avvicina e, al
tempo stesso, proietta più lontano. In questo modo l’allievo sarà
facilitato in quel processo di decentramento linguistico e prospettico
che gli si chiede nella produzione testuale. Potrà mettere alla prova,
nella revisione del suo testo, il passaggio di comunicazione; dovrà
interrogarsi su scelte di registro e di lessico; valuterà la
funzionalità di un glossarietto di aiuto, dell’uso di una parola
straniera; cercherà la chiarezza comunicativa accompagnandosi con
immagini e ragionando sul rapporto parole/figure…
Il PRODOTTO ipotizzato è un contenitore reale, che avrà una sua
visibilità e permetterà di scrivere testi diversi: verbali, misti,
multimediali; diversi anche per scopo e tipologia: descrittivi,
narrativo/informativi, regolativi, argomentativi.
Il TEMA dell’ambiente cittadino permette di esprime più aspetti vicini
al vissuto personale, sociale, storico/culturale. Traduce l’idea di
accoglienza, di accompagnamento dello straniero; è occasione di
condivisione…
L’ambiente del SOCIAL NETWORK – in cui gli allievi, se pur piccoli,
possono entrare grazie alla mediazione dell’insegnante - è il luogo di
lavoro, “professionale a misura di bambino”. Si entra come cittadini di
un nuovo territorio, ci si presenta, si collabora, si prendono accordi
sui compiti, sulle scadenze, ci si responsabilizza verso gli altri … Non
si è soli nell’impresa!
Verso l’esercizio della cittadinanza.
D. Un’unità di apprendimento integrata (slide 9/15 )
Per gli insegnanti si profila la progettazione di un’unità di
apprendimento integrata, che, sicuramente vede coinvolte le discipline
di Italiano, Arte e Immagine, Tecnologia.
Ci soffermiamo per Italiano sulla produzione di testi, compatibilmente
con il campo di lavoro scelto. Questa volta lavoriamo sullo scrivere
come “prodotto” e non come “processo”. I traguardi di competenza
rimangono gli stessi, cambiano gli obiettivi di apprendimento.
Nella slide dedicata, vengono riportati alcuni obiettivi (tematizzati
sul nostro campo) in gradazione per evincere la continuità formativa
nei livelli scolari. Sappiamo che gli obiettivi sono campi di lavoro
che l’insegnante avrà cura poi di declinare in conoscenze, abilità,
atteggiamenti/comportamenti adeguati alle attività nella propria classe.
L’operazione è possibile per le altre discipline coinvolte nel progetto.
Sarà interessante, in base al significato e al senso che attribuiamo al
lavoro, referenziare le competenze disciplinari con le competenze
chiave. Tutto in vista di valutazione e certificazione.
E. Come si lavora?
I tre laboratori segnano
momenti di lavoro diversi sullo sfondo della Cittadinanza: l’identità e
il contratto formativo, la ricerca e la documentazione, la produzione.
Le attività laboratoriali tradotte per gli allievi saranno esercizio
della Cittadinanza mentre apprenderanno conoscenze, abilità,
atteggiamenti/comportamenti disciplinari.
Gli insegnanti del corso sono invitati ad una duplice azione:
svolgere in prima persona alcune consegne come se fossero i
realizzatori del progetto, così da provare, ognuno su di sé, la tenuta
delle attività e l’uso delle tecnologie;
ricostruire quanto esperito ripensandolo per gli allievi della sua
classe e riformulandolo in consegne per loro, con i necessari
adattamenti ed arricchimenti; sono questi i passi anche della
progettazione che nascerà dal fare e sarà formalizzata in itinere e
alla fine.
L’unità di apprendimento, che documenterà il nostro lavoro, sarà perciò
una realizzazione in progress.
L’attività in presenza troverà la sua continuità nel social network.
Questo è lo spazio anche dei materiali, e pure dove teniamo il filo del
discorso, e dove svilupperemo ulteriormente il nostro lavoro. Per gli
insegnanti è una opportunità formativa poiché crediamo che la
formazione sia anche accompagnamento, crescita e apprendimento
reciproco (compresi i formatori). Siete invitati tutti a partecipare
scegliendo il modo che più si confà alle vostre esigenze. Noi formatori
ci saremo.
F. Che cosa fare nel primo laboratorio? (slide
16/17)
Con il primo laboratorio diventiamo cittadini del Consiglio dei ragazzi
e assumiamo l’incarico del progetto. Occorre registrarci, compilando
una specie di carta di identità telematica, e presentarci, ma anche
tracciare la nostra identità come gruppo classe di lavoro. Il profilo
non sarà uno qualsiasi, ma dovrà essere coerente con il progetto, il
suo scopo. Chi siamo? Qual è la nostra classe? Verso dove ci
orientiamo? Ecc.
Possiamo decidere anche un’immagine individuale, del gruppo classe e/o
un logo che ci identifichi.
Anche queste ricerche e scelte potranno diventare, poi, per i nostri
allievi, occasioni di attività di italiano e, specie le ultime, di arte
e immagine e di uso delle tecnologie oltre che, naturalmente, di
riflessione e definizione della propria identità, in generale e di
cittadini del Consiglio dei ragazzi.
ROBERTA RIGO